Io sono una persona aperta e senza pregiudizi nei confronti del prossimo.
Mi sforzo di essere corretto,leale ed educato nei rapporti,diciamo così,sociali e do volentieri amicizia a chi me la chiede.
Anzi credo molto nel valore dell'amicizia nei rapporti interpersonali,così come non rifiuto mai di dare il mio aiuto,se rientra nel campo delle mie possibilità,a chi ha bisogno.
Nella mia vita non ho mai inteso "sfidare" nessuno,uomo o donna che fosse: ho,semplicemente,fatto delle scelte.
Quella di essere cattolico e uniformare i miei comportamenti ad una morale cattolica,distinguendomi da chi non lo è.
E ci sono molti che lo sono solo a parole o nell'apparenza ma non nella sostanza.
Quella di essere,nei riguardi del sistema politico e della società più in generale,in tutte le sue articolazioni,un cittadino leale e rispettoso della legge.
Il che,in una democrazia,quasi sempre significa rispetto per il prossimo,per la sua dignità e per i suoi diritti.
Società che non è limitata alla sola "parrocchia" locale,ma comprende orizzonti ben più ampi.
Mi sono sempre guardato,con le mie pretese,dall'essere fonte di conflitti nella convivenza sociale e ho sempre ricercato,invece,l'armonia e il bene comune.
Mi sono sempre sforzato di relazionarmi con "razionalità" e giustizia nei riguardi del prossimo e del contesto sociale.
Dopo l'esperienza dei totalitarismi (condannati duramente da Pio XII e,proprio ieri,anche da Benedetto XVI), ho sempre ritenuto che il regime liberal-democratico,in una qualsiasi delle sue forme,frutto di numerosi fattori storici,culturali e sociali,sia la "cornice politica" entro la quale un cattolico,un credente,possa accettabilmente vivere senza vedere offesi e calpestati i principi in cui crede.
Credo anche,e pure,nell'amore tra un uomo e una donna ma non credo che questo sia un argomento di cui discutere "pubblicamente".
Questo è , per sommi capi , Paolo.
Avrò,almeno,il diritto di dare un' "interpretazione autentica" di me stesso?