Recita,infatti,l'art.lo 2 dello Statuto Albertino che:
"Lo Stato è retto da un governo monarchico rappresentativo."
Ma "rappresentativo" di che?
Espressione del consenso,della volontà,dei desideri,dei governati (popolo).
Era dunque il consenso a "reggere",a tenere "in piedi" lo Stato.
Ciò è confermato dal fatto che,sebbene formalmente il Regno d'Italia fosse una monarchia parlamentare "pura" (nella quale,cioè,il Capo dello Stato era anche Capo del Governo),divenne consuetudine quella di concedere la fiducia al governo da parte della "camera elettiva" (così chiamata perchè eletta liberamente dal popolo),in mancanza della quale non poteva governare.
Di conseguenza il Regno d'Italia era retto da un governo "responsabile" davanti ai rappresentanti del popolo (liberamente eletti).
Era retto da un libero governo.
L'art.lo 2 lo si potrebbe anche "leggere" così: "Lo Stato è retto da un libero governo",oppure: "Lo Stato è retto da un governo responsabile davanti al popolo".
Nello Statuto Albertino non c'era una norma,come l'art.lo 41 della Costituzione repubblicana,che sanciva la libertà d'iniziativa economica privata.
Ma il Codice Penale del 1930 (un Regio Decreto) puniva,all'art.lo 513,il delitto di "Turbata libertà dell'industria e del commercio",il che presuppone la libertà dell'industria e del commercio medesimi.
Inoltre il Codice Civile del 1942 (sempre un Regio Decreto) disciplinava dettagliatamente la figura dell'imprenditore e dettava delle norme per "regolare" la concorrenza tra imprenditori sul mercato (che,se concorrenziale,era dunque libero).
Sanciva,inoltre,la libertà contrattuale,cossiché libertà d'impresa,libertà di concorrenza e libertà di scambio erano impliciti nell'ordinamento giuridico.
